Costruire insieme la differenza

Associazione di Volontariato MammaCheMamme

Costruire insieme la differenza

Costruire insieme la differenza,
una personale esperienza su come lasciarsi educare dai propri figli.

Mi rivedo in mia figlia: nelle sue espressioni, in alcuni dettagli del suo corpo, in alcuni
movimenti e posture.
Mi rivedo ancor più in certi suoi modi di fare, di cercare attenzioni, di mettermi alla prova per
avere conferme, nel suo sentire e reagire in certe situazioni. Mi rispecchio in lei e proprio per
questo mi colpisce diretta al cuore, mi tocca nel profondo, nelle mie aree di fragilità.
In questo gioco di specchi mi dà la grande opportunità di svelare e poi riscoprire altre parti
di me, mi mette alla prova e io accetto fino in fondo la sfida, perché mi offre la possibilità di
giocare copioni noti con nuove regole.
Questo pomeriggio ne ho rifatto esperienza. Mentre parlavo al telefono, ho sentito un urlo, a
cui è seguito un pianto a squarciagola. Mi sono precipitata nella sua stanza e l’ho trovata nel
pieno di una crisi di rabbia. Sembrava inconsolabile, solo ripeteva: “Vattene”, urlando e
disperandosi. Ho sentito fino in fondo l’impotenza e, immediatamente, quel pugno allo
stomaco di chi non può accettare e accogliere un simile “affronto”.
Da madre in figlia, in un processo circolare e intergenerazionale. La prima reazione era
proprio quella del mio modello materno acquisito, quindi : “Non posso sopportare tutto
questo, me ne vado. Non ce la faccio a reggere tanta rabbia!”.

All’adulto è venuto in soccorso  la bambina che è in me e che ho rivisto in mia figlia, ed è qui che ho accettato la
sfida!
Sono rimasta fino in fondo, perché quella bambina piccola aveva proprio bisogno di una
mamma grande che potesse accogliere e stare con quell’emozione forte, con quella rabbia
dirompente che sembrava sovrastarla e impadronirsi completamente di lei.
E allora ho cambiato copione! L’ho accolta realmente, autenticamente, non mi sono lasciata
spaventare e le sono stata accanto, amorevolmente e con pazienza. Mi sono seduta ad una
distanza per lei tollerabile e le ho solo detto: ”Io sono qui, accanto a te, vedo che sei molto
molto arrabbiata e capisco che quando uno è così arrabbiato diventa proprio un dragone
dalla lingua infuocata. Ma so anche che piano piano la rabbia diminuisce e quando tu vuoi,
puoi dirmi cosa ti ha reso così arrabbiata. Intanto sono qui”.

Lei continuava a ripetermi di andarmene, ma in modo man mano meno insistente. Le ho
portato un bicchiere d’acqua e a quel punto mi è saltata addosso e mi ha abbracciata. La
rabbia si è sciolta, e anche la lingua infuocata del dragone è ritornata quella di una piccola
bambina , con un grande bisogno di braccia solide che ci sono, rassicurano e proteggono,
nel rispetto del suo sentire e del suo tempo.
Poi abbiamo letto delle poesie sulla rabbia e abbiamo riso, ci siamo addirittura divertite! E io
so che lei e io insieme abbiamo fatto un’esperienza nuova, di forza e intimità. Abbiamo
costruito insieme la differenza!

E. Gallo, psicoterapeuta familiare, mamma di Elio e Leila

 

Immagine da web

 

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