Cuore Doppio

Associazione di Volontariato MammaCheMamme

Cuore Doppio

Si sveglia mia figlia e si ficca tra le mie braccia, si fa spazio tra il computer e il cuscino, segnando la conclusione di quel tempo mio, di lavoro-svago, che riesco a prendermi durante la quiete del sonnellino pomeridiano dei mie due bambini.
Di lì a poco, il lieve rumore di rapidi passettini di piedi scalzi annunciano l’arrivo del fratello gemello, che si ferma davanti al divano e guarda, insoddisfatto, un posto già occupato dalla sorella. Allora si corica sul divano, distante, ad assaporare il tiepido passaggio tra il sonno e la veglia. A nulla servono i miei ripetuti inviti ad avvicinarsi e ad occupare il braccio vuoto.
Niente, questa volta il primato l’ha avuto la sorella e non ha nessuna voglia di arrivare
secondo! Sono scene ripetute, incrociare quello sguardo attento e severo che ti pretende e
tra le righe sembra dire “ti voglio mia al cento per cento”.
Da quando mi sono sentita dire dal ginecologo “SONO DUE”, tra il mio sguardo stupefatto e semi-atterito e lo stupore-sostegno di mio marito, ho iniziato a chiedermi: “come farò a dare ugualmente a entrambi?”; “ce la farò a dare attenzioni e a farli sentire ugualmente amati?” Da sempre ho sentito che guardare uno, significava distogliere lo sguardo all’altro, che accarezzare un corpo richiedeva trascurarne momentaneamente un altro. La totalità, di cui spesso sentivo il bisogno, era sacrifcata a una necessaria e inevitabile parzialità. Ero una e doppia, le mie braccia erano sempre impegnate e piene, mentre facevo il bagnetto a uno,
parlavo e rubavo una carezza all’altro, persino l’allattamento era doppio, un seno ciascuno, mammifero tra i mammiferi. Rivedendomi in certi movimenti e acrobazie mammesche, mi stupisco ancora oggi dell’incredibile forza e duttilità che abbiamo noi mamme. Potevo
pensare, sognare, fare, solo dal doppio in poi… Anche loro imparavano da subito, o forse lo sapevano fare da sempre,a considerare l’altro, a rispettare i turni, persino nel pianto avevo spesso la sensazione che aspettavano che finisse uno per iniziare l’altro. Oggi, che hanno quattro anni, hanno una sintonia e un’intesa straordinaria. Ma questo doppio, che per molti aspetti è ricchezza e forza impareggiabile,reclama a sua volta unicità e il bisogno di attenzioni al cento per cento. Una strategia che ho trovato da quando erano già molto piccoli, è disegnare il corpo della mamma, con una grossa pancia e i due bimbi dentro.

Mi dilungo a raccontare la loro vita in pancia, e mi diletto a ricercare i ben più minimi dettagli che rimarcano le loro specificità e differenze, sin dai primi momenti di vita. Ripeto spesso loro, che ognuno ha sempre avuto un suo posto, assolutamente unico dentro di me. L’uno non è sostituibile all’altro, anzi io dico sempre loro che l’amore si nutre d’amore e che tanto più persone ci sono nel mio cuore, tanto più è grande e pieno di affetto. E come sempre accompagno il racconto a un semplice disegno. Lo so e lo sento vero quello che racconto ai bambini, come riconosco la loro bellezza che si nutre del doppio, e soprattutto rispetto e comprendo il loro sacrosanto bisogno di unicità.
E’ per questo che appena posso dedico dei momenti speciale a ciascuno di loro, mi piace poter uscire di tanto in tanto con uno, mentre l’altro rimane con il papà. In questo il sostegno di mio marito e quello dei nonni è essenziale.
Soprattutto credo sia stato importante per me cominciare a perdonarmi come madre di non poter essere al cento per cento, accettare il limite, rispettarlo, palestra di vita e insegnamento per me e i bambini.
Sono una mamma doppia, che non ha mai conosciuto il legame totalmente simbiotico e fusionale, che ha uno sguardo che va naturalmente in più direzioni; sono una mamma doppia, felice di un cuore grande fatto di più pezzi, assolutamente unici e speciali!

Bismamma Erika

 

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